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Il popolamento ittico
Per gli amanti della pesca, il Fiume Chiese costituisce una vera attrazione: la limpidezza delle sue acque e la varietà di ambienti che crea e attraversa offrono un habitat idoneo ad un'ampia varietà di specie, alcune delle quali di particolare pregio. Dagli ultimi giorni di febbraio alla fine di settembre, decine di appassionati armati di lenza frequentano il corso d'acqua, anche solo per concedersi una ristoratrice immersione nella natura.
Tra le specie più diffuse nel Fiume Chiese ritroviamo:
- Trota marmorata (Salmo trutta marmoratus): deve il suo nome all'intricato disegno marmorizzato che ne impreziosisce la livrea. Popola il tratto medio e medio-superiore dei corsi d'acqua di maggiore portata, con acque limpide, fresche, bene ossigenate e a corrente sostenuta, frequentando i tratti d'alveo ricchi di sassi, nascondigli e buche. Solitamente si nutre di larve, crostacei e altri piccoli organismi, ma con l'aumento della taglia (può arrivare fino a 8 anni di vita) tende ad arricchire la sua dieta con altri pesci.
- Trota fario (Salmo trutta trutta): la caratteristica più distintiva è data sicuramente dalla punteggiatura rossa e nera che colora il dorso e i fianchi. Oggi è il pesce più diffuso in Provincia di Trento, ma la sua origine va ricercata nei versanti a nord delle Alpi, da dove venne importata già durante il medioevo. La sua indole spiccatamente territoriale, fa sì che gli individui si distribuiscano in modo omogeneo lungo il corso dei fiumi.
- Temolo (Thymallus thymallus): imparentato con le trote, ha un corpo slanciato ed elegante, su cui spicca la grande pinna dorsale di colore rosso-violacei e cosparsa di macchie nere. Pesce ricercatissimo e molto apprezzato, in passato era conosciuto anche nella medicina popolare: l'olio ottenuto dalla sua cottura, chiamato oio de temol, veniva adoperato come cura contro l'otite. Il nome scientifico è invece legato al particolare profumo di timo emanato dagli esemplari appena pescati.
- Vairone (Telestes muticellus): un tempo diffusissimo nelle acque prealpine, oggi è scomparso da moltissimi corsi d'acqua e da interi bacini. Con dimensioni che si aggirano sui 15 cm, rappresenta la principale risorsa alimentare dei pesci carnivori che vivono nel fiume. Non di rado forma ibridi con il cavedano, con il quale condivide l'habitat e una carne
- Tinca (Tinca tinca): la tipica bocca "a soffietto", le consente di catturare più facilmente vermi ed altri invertebrati situati nei fondali fangosi che frequenta durante l'alimentazione. Si tratta di una specie incredibilmente resistente, in grado di tollerare concentrazioni basse di ossigeno, potendo sopravvivere a lungo anche fuori dall'acqua, purché presente un certo tasso di umidità.