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Vicino ai centri abitati con… il castagno

Castanea sativa

Il rapporto di questa pianta con il territorio del Chiese affonda le sue radici nella storia. Negli anni precedenti allo sviluppo economico del Trentino, le castagne si raccoglievano, si contavano e si custodivano per mangiarle durante l'inverno, quando i prodotti dell'orto non erano disponibili. I versanti al di sopra dei paesi di Darzo e Lodrone si prestavano particolarmente alla coltura del castagno e in particolare del "marrone", frutto dalla grana fine e dal gusto intenso. Altra varietà locale è il "podet", castagna dalle calde tonalità che cresce bene anche a quote superiori, tipico dei dintorni di Riccomassimo. L'antica "favaröla" e la castagna di San Michele sono ulteriori tipologie coltivate nella zona di Daone.

Oggi la castagna, è ricercato più per diletto che per necessità, l'albero continua a rivestire un ruolo strategico nel paesaggio e come elemento importante per la biodiversità.  Il castagno, più che un albero è infatti un "ambiente", in grado di offrire numerose nicchie ecologiche per le diverse specie. Le cavità che si formano negli individui più vecchi possono ospitare civette, ghiri, scoiattoli o insetti; tra le sue radici, trovano rifugio i tassi o le volpi. I castagni in fiore sono ricercati anche dalle api, che con il loro nettare producono un miele pregiato, ricco di proprietà.



Ricci su castagno
Ricci su castagno
(foto di Arch. MUSE)
 
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